31 maggio 2016

Due giorni

Ponte Caffaro
 26-27 maggio 2016


Pensieri sparsi post-gita tratti da scritti individuali

Questa gita non ha avuto un significato ben preciso, ma è servita per farci trascorrere due giorni tutti assieme. Ha lasciato un “segno” impresso nella nostra mente e nel nostro cuore. La nostra ultima gita è stata la più bella, la più divertente e la più significativa, la ricorderemo per sempre. Questa esperienza mi ha insegnato ad aprire gli occhi e le orecchie e a “non guardare solo le punte dei miei piedi”. (Michela)

Cinque anni sono come due giorni. La gita ha significato stare tutti insieme, è servita ad adattarsi e avere rispetto dell’ambiente. Il maestro per finire in bellezza questi cinque anni ci ha portato in gita per lasciarcela ben impressa per i prossimi anni. (Jacopo)

La gita che abbiamo fatto è servita per stare insieme e capire che siamo una squadra unita. Un gruppo di bambini che insieme ha imparato a vivere e a capire l’essenziale che serve per vivere al meglio. È stata un’esperienza che lascerà il segno in ognuno di noi che non si cancellerà mai. Questa gita è stata un saluto e un accompagnamento verso qualcosa di nuovo, è per questo che è stata fatta il quinto anno scolastico; per riunirci e capire che metà della nostra vita l’abbiamo passata insieme. Anche io che sono stata qui un anno posso dire così, perché infondo nella parte più remota del mio cuore questa classe già la conoscevo, solo che la dovevo ancora scoprire. (Nadia)

Il maestro in gita ci ha fatto accendere due candele su un pezzo di legno che abbiamo fatto “viaggiare” sul lago d’Idro, lui diceva che quelle “barchette” siamo noi. Quel gesto era un rito, ma per me tutta la gita è un rito. Questa gita ha un significato molto grande, cioè cercare di essere responsabili anche se non si è in un contesto conosciuto. Per me, il maestro con questa gita ci ha messi alla prova per vedere se si rimane sempre responsabili e autonomi anche in una gita così diversa rispetto alle altre. La gita di due giorni è stata fantastica e istruttiva non perché abbiamo imparato qualcosa necessaria alle materie scolastiche, ma abbiamo imparato a viaggiare nella natura e imparato ad ascoltare. (Federica)

In gita si può stare insieme ai propri amici senza stare a casa a non far niente. In gita ti diverti in un modo speciale, a scuola io mi diverto però in gita è diverso. In quinta siamo diventati “grandi” e responsabili. (Giorgia)

La gita serve a stare insieme, per “dirci” - addio, e per fare una nuova esperienza. (Marcello)

La gita dei due giorni è l’ultima esperienza con la mia classe, l’esperienza della gita è stata significativa, per me, perché è stata una avventura nuova che ho vissuto con i miei compagni. (Matteo M.)

L’esperienza dei due giorni in gita mi è piaciuta molto perché era l’ultima ed eravamo tutti insieme. Per me ha significato la fine degli anni passati insieme ai miei maestri e amici. È servita a far capire che le elementari, con una classe così bella, stanno per finire. La gita di due giorni senza i miei genitori mi ha fatto sentire libera. (Lucrezia)

Abbiamo vissuto insieme due giorni, poi ascoltato i suoni piacevoli del lago, degli alberi e di altre splendide cose. (Nicola B.)

Giovedì e venerdì i maestri ci hanno portato in gita al lago ed è stato molto bello perché sono stata con i miei amici. Per me è stata un’esperienza significativa perché abbiamo “imparato” a conoscere la natura, a stare meglio in gruppo, a metterci d’accordo e così abbiamo imparato anche ad apprezzare ciò che abbiamo, perché nell’ostello in cui abbiamo alloggiato c’era solo il necessario. (Caterina)

Credo che i maestri abbiano scelto di chiudere l’anno scolastico con una gita di due giorni per ricordarci il momento della “sorpresa”: far navigare nel lago delle “barchette” con delle luci accese che simboleggiavano la nostra grande avventura in una seconda casa. Ora dobbiamo andare alle medie, io sono molto triste perché dovremo salutare tutti i maestri e i compagni, ma il maestro dice che, forse, è meglio così. (Rachele)

Questa gita è fare scuola in modo diverso dal solito, per me chiudere un percorso di cinque anni con una gita è un’idea fantastica per stare insieme ai compagni, perché l’anno prossimo sarà molto difficile che li rivedremo tutti. Stare in questa classe non è come stare in un’altra. (Matteo G.)

Il maestro ci ha dato dei pezzi di legno e abbiamo costruito delle barchette, il maestro ci ha detto che quelle barchette sull’acqua siamo noi. (Jihane)

La gita è servita per osservare e ascoltare la natura che ci circonda e per divertirsi insieme. (Nicola P.)

La gita al lago d’Idro, secondo me, è servita a farci stare legati il più possibile prima di andare alle scuole medie, infatti i maestri hanno scelto di farla di due giorni, abbiamo passato la notte dormendo tutti insieme e vicini. (Simone)

Abbiamo fato questa gita per stare insieme, perché finite le elementari alcuni andranno in un altro paese e non potranno vedere quasi più i compagni. I maestri ci vogliono bene e insieme abbiamo fatto grandi cose, insieme ci siamo divertiti. La gita è servita a provare cosa si prova lontano da casa insieme ai maestri e ai compagni. È stato bellissimo. (Mirko)

Per me l’esperienza della gita è stata importante perché sono stato con i miei amici in modo diverso dal solito. Abbiamo dormito insieme, siamo stati in barca a vela, siamo andati sul lago e abbiamo fatto delle passeggiate nella natura. (Roberto)

L’esperienza della gita ha significato vivere due giorni diversamente con i miei amici e maestri, così da divertirci insieme. Questa gita è servita per imparare ad aiutarci a stare insieme agli altri. (Erika)

La gita è stata l’occasione per conoscere meglio i nostri compagni e i maestri, siamo stati insieme due giorni per salutare compagni e maestri, facendo il nostro “rito”. (Mattia)

La gita è sempre un momento di scuola, ma in un posto diverso, quando vediamo vediamo qualcosa di mai visto è già imparare. La gita in mezzo alla natura serve ad imparare a rispettarla. Il viaggio di istruzione di due giorni serve ad imparare a stare con gli altri e a rispettarli. Il maestro ha voluto fare questa gita per vedere se siamo autonomi (saper fare le cose da soli). (Filippo)

Questa gita è servita a stare insieme, fidandoci gli uni degli altri, chiudendo così i nostri cinque anni. (Tommaso)

La gita è importante perché siamo stati insieme per due giorni e lasciare il nostro “segno” conclusivo. Abbiamo trascorso una notte fuori dalle nostre case ma sempre con una specie di famiglia: tutti per uno, tutti per crescere. (Andrea)

I nostri maestri ci volevano far stare tutti insieme, perché l’anno prossimo andremo alle medie. Ogni volta che si fa “scuola” si imparano cose nuove indipendentemente dal luogo in cui si è, quindi la gita di due giorni è “scuola”. (Luca)

I maestri per chiudere il nostro viaggio di cinque anni ci hanno fatto fare una gita di due giorni, perché ormai siamo grandi. Il viaggio nella scuola è un viaggio “astratto” in cui le persone che conosci rimangono sempre nella mente e anche tutte le esperienze che ci hanno aiutato a crescere avranno sempre uno spazio nella mia memoria. (Leonardo)

Per me la gita di due giorni ha più valore di quello che sembra, perché è un’esperienza vissuta tutti insieme ed è significativa per te e per i tuoi amici. Nel luogo dove siamo andati da vedere c’era solo natura che anche vicino a scuola si può trovare ma, per me i maestri hanno deciso di portarci in luoghi diversi per farci capire che ovunque, anche se ci sono cose già viste si possono guardarle tutte da un’altra “angolazione”. I maestri ci hanno fatto fare questa gita per racchiudere i nostri cinque anni in un ricordo immenso e per insegnarci che, anche se siamo alla fine del nostro percorso, tutti insieme siamo e possiamo rimanere uniti in qualsiasi luogo ci troviamo. (Anita)

20 maggio 2016

Festival del folklore

Il festival organizzato dalla nostra scuola è un momento magico: c'è l'ansia, l'esibizione, la paura, l'ascolto, l'attesa, la tensione, il rilassamento... Insomma non manca proprio nulla.

Abbiamo suonato i nostri cajon. Siamo stati bravissimi, carichi e compatti, un vero e proprio gruppo.

Abbiamo perso con gioia (questo conta, con gioia).

8 maggio 2016

Mamma, auguri

Cinque minuti dedicati alle nostre mamme.


7 maggio 2016

Concorso - Insegnare la speranza ... Educare alla legalità


Abbiamo vinto con le nostre 100 e più bandierine "tibetane" dedicate alla scuola e con la nostra videoricerca.

Le nostre opere, insieme a quelle di tutte le altre classi partecipanti, sono esposte nell'aulamagna della scuola fino a lunedì.




Noi alunni della classe V C abbiamo realizzato un percorso di ricerca sulla scuola che si è sviluppato in due momenti: il primo ha portato alla realizzazione di una ricerca fotografica volta a svelare le differenti facce della scuola. Il secondo invece contiene le parole importanti che l'idea di scuola suscita in noi.

LA VIDEORICERCA
Abbiamo “costruito” una videoricerca per comunicare che ogni bambino ha il diritto di andare a scuola.
Attraverso l'osservazione di numerose immagini abbiamo notato che ogni scuola è diversa, perché tutte le scuole all'esterno sono differenti, ma all'interno hanno uno stesso contenuto: alunni e insegnanti.
Ognuna ha differenti modi di lavorare, differenti strumenti, differenti strutture, differenti alunni e differenti maestri, ma tutte hanno lo stesso scopo: insegnare ed educare.
Queste fotografie vogliono mostrare il mondo degli alunni e la loro forza di volontà; si va a scuola nonostante le difficoltà.
Il nostro lavoro è una semplice successione di immagini che, come un flash, intende far luce su diversi particolari. Per questo, alcune fotografie sono lontane nei luoghi, altre lontane nel tempo e nelle culture, altre ancora, invece, sono nostre.
Le abbiamo scattate noi nella nostra scuola, per noi sono significative, rappresentano oggetti, luoghi e momenti importanti del nostro mondo scolastico.
Tra una sequenza di immagini e l'altra abbiamo inserito delle parole per sottolineare la ricchezza della diversità e che quest'ultima non deve precludere il diritto di crescere istruiti ed educati.

COME BANDIERE NEL VENTO
Ci siamo ispirati alle bandierine tibetane usate per diffondere preghiere nel vento e abbiamo realizzato tantissime bandiere che sono un messaggio e mentre sventolano fanno volare nell'aria le nostre parole della scuola, fino ai confini della terra.
Ogni bandiera è un'idea per noi significativa, non solo scritta in italiano ma anche in arabo, spagnolo, portoghese e moldavo perché nella nostra classe abitano alunni che provengono da famiglie non solo italofonone. All'inizio le bandierine erano semplici pezzi di stoffa bianca che abbiamo decorato, scritto e colorato, sono tutte diverse e ognuna ha uno stile personale e unico. Quindi per noi simboleggiano l'uguaglianza e al contempo la diversità, comunicano che la scuola è aperta a tutti.
Le bandierine sono state appese tra gli alberi del cortile della nostra scuola e noi abbiamo corso felici mentre loro svolazzavano nell'aria, vorremo appenderle fuori dalla scuola, affinché tutti possano vederle e che il vento e il tempo le possa consumare.
Sicuramente, alcune parole vi sembreranno strane, ma per noi rappresentano momenti vissuti nella storia della nostra classe, eccone alcuni esempi.
“Finestra” è un elemento importante perché dalla nostra finestra esce, appeso ad un'altra bandiera, un messaggio di pace. In passato abbiamo lanciato anche un augurio per la festa della mamma.
“Seconda casa” tutti i giorni la scuola ci accoglie e la abitiamo per tanto tempo, a volte è divertente a volte è noiosa, ma è l'occasione per imparare il rispetto diventando grandi.
“Caos” non è il baccano ed è tollerato se porta frutti.
“Portone” è un ingresso e un'uscita. La strada per diventare grandi.
“Sviluppina” ora che siamo in quinta questa parola ci fa sorridere, è una “medicina” che il maestro prescrive a chi ancora deve fare “salti evolutivi”. C'è chi è andato in farmacia a chiederne una scatola.
“I care” motto che abbiamo imparato ad usare dal maestro Lorenzo.
“LIM” strumento didattico divertente che ci permette di esercitarci giocando.
“Stornelli” fin dalla prima, a volte, il maestro chiede se abbiamo mangiato stornelli, ad indicare il nostro altissimo livello di ascolto.

Ora fermati, ascolta il vento, forse ti suggerisce tutte le nostre parole dedicate alla scuola.